La tradizione smarrita

L'anno scorso ho letto un libro del celtologo italiano Francesco Benozzo. Il libro si chiama La tradizione smarrita. Le origine non scritte delle letterature romanze (Viella, 2007). Benozzo non è il tipico professore universitario seduto alla catedra tutto il giorno, lui fa altre cose, per esempio suona l'arpa celtica e canta in gallese e altre lingue. Ha registrato diversi CD con la sua musica e ha fatto dei concerti in diversi luoghi. Nel suo sito d'Internet si può ascoltare qualche canzone interpretata da lui.

Nel libro La tradizione smarrita, Benozzo parla dei nessi di unione tra la poesia trovadoresca del Medioevo (secoli XI-XIII) e la poesia di tradizione orale celtica, molto più antica (i grandi poemi epici celtici furono raccolti in forma scritta nel basso Medioevo, ma la sua creazione può essere datata a molti secoli prima). Secondo l'autore di questa tesi, i nessi comuni tra queste due tradizioni letterarie sono diversi: ci sono somiglianze stilistiche (nel tipo di stroffe, nella rima) e parallelismi nei temi trattati. Si possono perfino vedere in tutte e due tradizioni delle traccie di culti sciammanici preistorici. Insomma, qui abbiamo una tradizione letteraria independente da quella classica grecolatina. Benozzo parla di tradizione smarrita, ma questa perdita è soltanto apparente: la tradizione è rimasta viva in forma orale, populare, ed è risorgita alla superficie ancora una volta nei poemi di Jaufré Rudel, Peire Cardenal e gli altri poetti medioevali che scrivivano in provenzale.

L'altro giorno pensavo a queste cose mentre ascoltavo un po di musica pop. La musica (pop, classica o qualsiasi altra) è un prodotto culturale e, naturalmente, ci sono delle tradizioni e dei modelli che gli artisti hanno in mente quando compongono le sue creazioni. Non si crea dal niente; infatti, creare può essere descritto come un atto di ricreazione. Ascoltavo la canzone Pot Kettle Black, del gruppo americano Wilco, e ho pensato che il comincio di questa canzone, con un suono caratteristico di guitarra, mi ricordava un'altra canzone più anticha, degli anni ottanta: In Between Days, del gruppo The Cure. Adesso mi domando se queste somiglianze sono forse una coincidenza o se altrimenti gli autori della canzone di Wilco si sono inspirati in The Cure. Cosa abbiamo qui? Una tradizione cosciente, una tradizione smarrita o una semplice coincidenza? In ogni caso, tutte e due canzoni sono capolavori della musica pop. Vi invito ad ascoltarle:

The Cure:


Wilco:

4 comentaris:

Lo Pol ha dit...

La semblanzza e evidente, subita, ma due bonissime canzioni. Excusi, mio italiano non e piu buono.

Tadeus ha dit...

Mio caro amico, tu sei bravo!

Una de les idees que tinc per al blog és anar publicant entrades en diferents idiomes. El valencià continuarà sent l'idioma principal, però no l'únic.

Per cert, estic preparant alguna coseta en llatí, així que ves repasasnt-te la gramàtica...

escrivà de cort ha dit...

La tradizione dei trovatori raggiunge Petrarca. Come sarebbe a dire? Ci sono influenze celtiche nella poesia italiana quattrocentesca? Chi l’avrebbe mai detto!

Veig que continua simultaniejant filologia i gustos musicals.

Salut!

Tadeus ha dit...

Hola Sr Escrivà. He fet un resum molt esquemàtic de la teoria de Benozzo. No és que la literatura cèltica influïsca la trobadoresca; en realitat, el que ve a dir Benozzo és que la literatura medieval europea, ja siga la poesia trovadoresca o l'èpica, i la tradició de literatura oral cèltica comparteixen unes arrels comunes que es perden en la nit del temps, o millor dit poden remuntar-se a la prehistòria (indo)europea. El llibre de Benozzo em va semblar impressionant, i el recomane vivament. Imaginar-se els trobadors provençals com a continuadors, en certa mesura, d'una tradició que comença amb els xamans de la prehistòria, és una idea certament atractiva. I justificada amb molts arguments.

També recomanaria un llibre d'un altre lingüista italià, Gabriele Costa, titulat "La sirena di Archimede", on es rastregen les connexions de la filosofia preplatònica amb el món esotèric dels xamans. El llibre de Costa és està escrit amb rigor i gran erudició. Entre altres coses, parla del capítol del cant de les sirenes de l'Odissea com a transposició poètica d'un antic rite d'iniciació esotèrica.

Per últim, comentar que el concepte de 'celta' o cèltic' és un dels més confusos en el terreny de la lingüística històrica o de la prehistòria. En els darrers temps està quedant demostrat, per exemple, que la presència d'elements cèltics (o pre-cèltics, o suposadament cèltics, o almenys, segur, indoeuropeus) en la Península Ibèrica és molt més antiga del que se solia pensa, potser més antiga que la dels elements ibers.